Il ruolo dei prodotti in plastica nella vita quotidiana delle persone di tutto il mondo è incomparabile. Potremmo parlare di statistiche tutto il giorno (per esempio, lo sapevi che ogni anno vengono consumati oltre 300 milioni di tonnellate di plastica?), ma quello che davvero importa è che l’impatto di questi numeri rasenta l’inconcepibile.
Per coloro che vivono sulle coste o che le frequentano durante il periodo estivo, una semplice passeggiata sulla spiaggia fa capire bene quanto sia diventata sbalorditiva la nostra dipendenza dalla plastica, poiché bottiglie, lattine, borse, coperchi e cannucce (solo per citare alcuni oggetti) sono sempre presenti.
In altre aree lo scenario è ancora più preoccupante, perché si possono osservare frequentemente resti di carcasse di animali: i detriti di plastica che molti di loro hanno ingerito o in cui sono rimasti impigliati sono ancora visibili molto tempo dopo la loro morte.
Inoltre, una quantità inimmaginabile di inquinamento da plastica non è nemmeno visibile all’occhio umano, poiché gran parte di questo fenomeno si verifica al largo o a livello microscopico.
L’uso di milioni di tonnellate di plastica non riciclabile e non riutilizzabile è, semplicemente, insostenibile e pericoloso. Secondo uno studio della Plymouth University, l’inquinamento da plastica colpisce almeno 700 specie marine, mentre alcune stime suggeriscono che almeno 100 milioni di mammiferi marini vengono uccisi ogni anno a causa dell’inquinamento da plastica.
Ecco alcune delle specie marine più colpite dall’inquinamento da plastica.
1. Le tartarughe marine
Come molti altri animali marini, le tartarughe marine scambiano i rifiuti di plastica per una fonte di cibo: l’ingestione di materiali plastici causa spesso dei blocchi nel loro sistema digestivo. Sebbene il calo delle popolazioni di tartarughe marine negli oceani sia dovuto a una varietà di fattori (la maggior parte dei quali coinvolgono lo sfruttamento umano), l’inquinamento da plastica gioca un ruolo significativo.
Studi separati del 2013 suggeriscono che fino al 50% delle tartarughe marine ingeriscono plastica a un ritmo senza precedenti e muoiono a causa di essa.
2. Le foche e i leoni marini
Gli animali marini possono rimanere impigliati in una varietà di detriti oceanici, comprese reti da pesca, lenze ed esche. Tuttavia, ci sono un certo numero di foche e leoni marini che rimangono impigliati in sacchetti di plastica o fasce di imballaggio di plastica, incorrendo in gravi lesioni o nella morte.
Uno studio di otto anni nel sud-est dell’Alaska e nella Columbia Britannica ha documentato 388 leoni marini impigliati in detriti di plastica. Gli elastici di plastica per imballaggi possono essere inglobati dal corpo dell’animale al punto da causare gravi infezioni e portare al decesso.
3. Gli uccelli marini
L’inquinamento da plastica provoca la morte di milioni di specie di uccelli marini ogni anno. Probabilmente più di ogni altro uccello, l’albatro di Laysan è stato profondamente colpito dai detriti di plastica, a causa delle sue particolari tecniche di caccia.
Quando l’albatro si tuffa nell’oceano per catturare pesci, calamari o altro cibo, usa il becco per sfiorare la superficie, raccogliendo plastica lungo il percorso.
Incredibilmente, si stima che circa il 98% degli albatri studiati abbia ingerito una sorta di detriti di plastica. Una volta che la plastica è stata ingerita, provoca un’ostruzione nel tratto digestivo e può perforare gli organi interni.
4. I pesci
I pesci, insieme a quasi tutti gli animali marini che introducono acqua nel corpo attraverso le branchie, sono sempre più a rischio di ingerire detriti microscopici di plastica.
Naturalmente, l’inquinamento da plastica ha un profondo impatto sulle specie di pesci, ma a differenza di altri animali presenti nella nostra lista, questo è l’unico animale comunemente mangiato anche dagli esseri umani. Numerosi studi suggeriscono che i pesci che gli esseri umani continuano a consumare, hanno quasi tutti ingerito una certa quantità di microfibre di plastica: questo fenomeno è particolarmente comune per la trota fario, il cisco e il pesce persico.
5. Le balene e i delfini
Come altri mammiferi marini, le balene e i delfini spesso scambiano i detriti marini per una potenziale fonte di cibo. In alcune specie, la bocca della balena è così grande che inconsapevolmente raccoglie detriti di plastica: le autopsie eseguite dopo numerosi spiaggiamenti di balene hanno segnalato un tragico aumento della quantità di detriti di plastica trovati.
Uno studio ha anche scoperto che centinaia di specie di cetacei sono state influenzate negativamente dall’inquinamento da plastica negli ultimi due decenni. Le ostruzioni spesso perforano e lacerano il rivestimento dello stomaco, portando alla fame e alla morte. Secondo il Marine Pollution Bulletin, i cetacei ingeriscono detriti di plastica a un tasso del 31% e, a sua volta, il 22% di quei cetacei era a maggior rischio di morte.